02.Una valigia per cominciare
C’era una volta, in un villaggio ai margini del Bosco delle Mille Strade, una bambina di nome Livia.
Aveva occhi grandi e silenziosi, quelli di chi osserva molto più di quanto dica.
Nel giorno del suo settimo compleanno, la nonna le regalò una piccola valigia. Era semplice, senza chiusure preziose, ma aveva una luce strana che sembrava cambiare con il tempo.
«Questa è la tua valigia delle cose invisibili» disse la nonna.
«Ogni volta che sentirai qualcosa ma non saprai dirlo, ogni volta che vorrai capire chi sei, potrai aprirla.»
Livia non capì subito, ma portò con sé la valigia ovunque.
A scuola, quando si sentiva diversa. A casa, quando aveva voglia di piangere senza sapere perché.
Nel bosco, quando le domande la spingevano lontano.
Dentro la valigia, col tempo, cominciarono a comparire oggetti misteriosi:
Una piuma che pizzicava ogni volta che diceva “sì” invece di “no”;
Un sasso che diventava pesante se ascoltava più gli altri che sé stessa;
Una chiave senza porta, che profumava di futuro.
Un giorno, durante una gita, Livia si perse tra i sentieri.
Si sedette su un tronco e aprì la valigia.
Tutti gli oggetti cominciarono a brillare insieme.
E fu allora che capì: la valigia non conteneva risposte, ma la memoria delle sue domande.
Tornò a casa con una mappa disegnata nel cuore.
Non sapeva ancora dove sarebbe arrivata, ma aveva trovato la cosa più importante: il coraggio di cominciare.
Messaggio per chi legge
Come Livia, anche noi abbiamo una valigia invisibile.
A volte la chiamiamo infanzia, altre volte paura, intuizione, o semplicemente "non so".
Ma ogni oggetto che vi troviamo può guidarci, se impariamo ad ascoltarlo.
Per chi legge con occhi adulti
Questa fiaba parla di esplorazione, ma anche di libertà, intuizione, fiducia e ascolto.
È una storia per i bambini, ma porta con sé domande importanti anche per gli adulti:
Lasciamo davvero spazio ai bambini per ciò che sentono davvero?
Per scegliere ciò che li attira, senza subito spiegare o indirizzare?
E al nostro bambino interiore, quanto spazio è stato lasciato, quanta libertà?
Cosa siamo disposti a lasciare andare per tornare indietro nel tempo e ritrovare la libertà che non ci è stata concessa?
Il bambino o la bambina che leggerà questa storia potrebbe riconoscersi in Livia, nei suoi desideri o nelle sue paure.
Ma anche tu, che leggi con lei o con lui, potresti sentire risuonare qualcosa:
la tua infanzia, la tua mappa, i tuoi strumenti dimenticati.
Questa fiaba può essere letta semplicemente come un’avventura… oppure come un’occasione per iniziare una conversazione:
Quali oggetti sceglieresti tu?
Cosa c’è nella tua valigia oggi?
Dove vorresti andare, se potessi partire ora?
Parla con il tuo bambino, con la tua bambina.
E parla anche con quella parte di te che, forse, aspetta ancora un segnale per partire.
Perché ogni fiaba, se accolta con attenzione, è un piccolo varco.
Un luogo in cui ci si può incontrare, riconoscere… e forse, ricominciare.