17. Il valore di ciò che resta. Mente, corpo e spirito

Ci sono momenti dell’anno in cui la vita ci invita a fare spazio: scegliere cosa tenere tra progetti, relazioni e oggetti. In casa, in ufficio, dentro di noi. Fare spazio per vedere con chiarezza ciò che rimane.
Ogni ciclo, quando si avvicina alla conclusione, ci chiede di osservare con sincerità la materia che abbiamo costruito attorno ai nostri sogni.

Ci avviciniamo alla fine dell’anno, il tempo in cui la natura rallenta e il terreno riposa per prepararsi a rifiorire.
Anche noi siamo chiamati a distinguere ciò che nutre da ciò che trattiene, ciò che pesa da ciò che sostiene.

Abbiamo accumulato esperienze, informazioni, relazioni, desideri. La vera ricchezza, per me, nasce tanto dall’accumulo (pensiamo alla bellezza dell’esperienza di vita, ma anche a quella di alcuni oggetti) quanto dalla selezione.

Saper lasciare andare è un atto di padronanza, un gesto sacro che restituisce dignità alla materia — perché ciò che liberiamo dal superfluo torna a vibrare di significato.

Ma saper custodire la propria ricchezza — ciò che abbiamo imparato, le relazioni costruite, i ricordi che ci hanno plasmati — è altrettanto importante.
Richiede impegno, revisione, lucidità: capire dove abbiamo funzionato, cosa possiamo migliorare, dove possiamo semplicemente accogliere.

Amo le chiusure di ciclo come i nuovi inizi.


Il cammino di questi mesi mi ha insegnato che il benessere nasce dall’autenticità.
Questa consapevolezza mi permette oggi di accogliere la fine di un capitolo e guardare con coraggio verso nuovi orizzonti.

Costruire, creare, organizzare, guadagnare, scegliere con consapevolezza: tutto questo è spirituale, quando nasce da un’intenzione limpida ed io sono anche una persona spirituale che ama vivere bene il mondo della materia.


Il corpo è tempio, il tempo è strumento, il denaro è energia in movimento e la qualità della nostra vita dipende da quanta consapevolezza  abbiamo mentre agiamo.

E così, mentre l’anno si prepara a chiudersi, mi chiedo — e ti chiedo:


Cosa vuoi portare con te nel prossimo ciclo?
Cosa può tornare alla terra, con gratitudine, perché ha già compiuto il suo scopo?

Prima di correre verso il nuovo, guarda la bellezza di ciò che resta.
Valuta i progetti che possono ancora germogliare, chiudi con gentilezza quelli che non hanno trovato terreno fertile, celebra quelli che hai portato a termine e lascia che gli altri diventino semplicemente un ricordo.

Nelle fonti di ispirazione oggi, lascio lì l’immagine che ricorda l’opera “Composizione con rosso, blu e giallo” di Piet Mondrian, maestro dell’astrazione e dell’equilibrio.
Le sue linee nere delimitano lo spazio come confini dell’esperienza umana, mentre i colori primari — rosso, blu e giallo — rappresentano il corpo, la mente e lo spirito in dialogo costante.
Gli spazi bianchi, invece, evocano il vuoto fertile: il luogo in cui tutto riposa e da cui può nascere il nuovo.

Mondrian cercava la forma pura dell’essenza, l’ordine che nasce dal lasciare andare il superfluo.
Così anche noi, alla fine di ogni ciclo, siamo chiamati a semplificare per ritrovare armonia.


Nel linguaggio silenzioso dell’arte, questo quadro ci ricorda che ciò che resta — quando tutto è stato scelto, compreso e liberato — è proprio l’equilibrio.

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16.Il ponte tra i mondi